I confini personali: prerequisito per compassione ed empatia

da | Set 11, 2023 | Sessualità

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Perché non riesco a dire no anche quando sono esausta?
Perché il mito della brava ragazza è una trappola.

Ogni persona ha una propria idea sui confini personali (o relazionali), e a volte questa può essere distorta: alcuni credono di avere già dei buoni confini quando in realtà si tratta di muri di mattoni, altri credono che i confini siano qualcosa di sbagliato e quindi non ne hanno proprio.

Cosa potrebbe segnalare un problema di confini personali?

  • Avere difficoltà a terminare le conversazioni quando si è stanchi o a rifiutare le richieste quando si è completamente esausti e si ha un disperato bisogno di tempo libero;
  • rimanere in silenzio quando ci si sente a disagio, o non chiedere aiuto anche quando si sta male;
  • ritrovarsi a scusarsi troppo quando si prova a stabilire dei limiti e a minimizzare le preoccupazioni in modo da potersi concentrare nuovamente sui sentimenti dell’altra persona;
  • non conoscere i propri bisogni e rendersi conto che un confine era necessario solo dopo l’accaduto;
    temere che la conferma che riceviamo per essere così premurosi e educati scompaia;
  • temere che gli altri non vedano più il nostro valore se diciamo di no.

Potrebbe essere forse più facile stabilire confini relazionali con gli estranei, ma allo stesso tempo potrebbe essere estremamente difficile con le persone che amiamo o con le quali siamo emotivamente coinvolti.

Una cosa è certa: confini personali sani sono l’ingrediente principale per avere relazioni sane e fiorenti.

Senza confini sani le relazioni non prosperano, provocano risentimento, delusione o violazione. Questi sentimenti, se non controllati, possono portare all’isolamento dagli altri o all’invischiamento, dove non siamo in grado di creare una chiara divisione tra noi e bisogni e sentimenti degli altri. Nessuna di queste situazioni è ideale.

Per le persone empatiche, essendo molto in connessione con gli altri, potrebbe sembrare un po’ controintuitivo stabilire limiti e confini. Ma è possibile guardare un’altra persona ed entrare in contatto da un luogo di vera empatia e nonostante ciò avere dei sani confini.

Cosa sono i confini personali quindi?

I confini personali sono ciò che accade quando puoi percepire te stesso, ciò di cui hai bisogno e ciò che desideri ed essere in grado di esprimere queste cose. Tutti abbiamo dei limiti, dei confini e tutti a volte ne sperimentiamo la violazione.

Nella maggior parte dei casi, le persone non cercano di violare i nostri limiti: semplicemente non sono consapevoli di cosa siano. A volte, ciò accade perché non siamo chiari con noi stessi o con gli altri su quello che vogliamo o di cui abbiamo bisogno.

Questo succede spesso perché molti di noi hanno imparato durante l’infanzia che il modo migliore per stare al sicuro era accettare tutto, che l’unico modo per essere amati era rendere felici e contenti tutti intorno a noi. A qualunque costo.

Anche se questo potrebbe esserci servito da piccoli, non ci serve più da adulti.
Perché ci impedisce di vivere la vita che desideriamo.

Potrebbe quindi essere utile sapere cosa confini non sono:

  • i confini non sono separazione;
  • un confine non è un muro;
  • i confini non sono bolle isolate;
  • un confine non è una mancanza di compassione;
  • i confini non sono una mancanza di cura;
  • un confine non è una mancanza di empatia;
  • i confini non servono a bloccare le relazioni.
I confini sono un prerequisito per la compassione e l’empatia.
Non possiamo connetterci con qualcuno a meno che non siamo chiari su dove noi finiamo e dove gli altri iniziano.
Se non c’è autonomia tra le persone, allora non c’è compassione o empatia, ma solo invischiamento.
Brené Brown

Nella nostra società, attraverso l’idealizzazione dell’empatia abbiamo imparato a compiacere le persone, a tendere verso la perfezione e a non stabilire limiti per noi stesse. Questo ha portato alla perdita della nostra identità personale, dignità e autonomia.

Come possiamo riprenderci tutto ciò?

Anziché trarre la semplicistica conclusione che siamo incapaci a mettere i confini, entriamo piuttosto nell’ottica che non abbiamo ancora trovato uno stile tutto nostro che sia più naturale per noi.

Innanzitutto è importante che quando parliamo di confini, interrompiamo il nostro orientamento verso “l’altro” e verso il desiderio di cambiare il loro comportamento o il modo in cui ci trattano.

Come persona empatica probabilmente percepisci l’assertività come aggressività o rigidità. Ma potresti vederla semplicemente come un colore in più nell’arcobaleno delle nostre caratteristiche, che non si dividono tra buone e cattive, ma che sono strumenti da utilizzare al momento giusto. La stessa cosa per quanto riguarda la rabbia (sulla quale tornerò più avanti). Ogni riparazione ha bisogno dello strumento giusto, così come ogni situazione ha bisogno di atteggiamento giusto. Si tratta di imparare a utilizzarli tutti e nel contesto giusto. Ad esempio non sarai assertiva nel momento in cui vuoi entrare in connessione con una persona, o vorrai essere intima, ma sceglierai di esserlo nel momento in cui senti che vuoi creare una sana distanza.

È importante imparare quali sono i tuoi confini. Che non sono ovviamente una cosa fissa, ma qualcosa che cambia per tutta la vita, perché ci si presentano situazioni e persone nuove. Ad esempio se quando siamo sereni è più semplice far rispettare i propri confini, quando siamo in periodi di stress o sopraffazione o quando ricadiamo in modelli relazionali più vecchi per assicurarci un senso di sicurezza, per evitare conflitti o per regredire a modi di comportamento più giovani, la nostra capacità di prendere decisioni consapevoli sui nostri comportamenti è significativamente compromessa.

Per questo è molto importante lavorare sui confini relazionali su più livelli: non semplicemente imparare a dire di no, ma imparare a osservare il nostro corpo e le sue risposte prima di dirlo, quando lo diciamo, e dopo che l’abbiamo detto. Il nostro corpo è una fonte di informazioni infinita.

Torniamo quindi alla rabbia di cui ho accennato prima.

Per evitare conflitti e stabilire un senso di sicurezza la nostra tendenza è quella di assopirsi.

L’associazione negativa che diamo alla rabbia fa sì che non riusciamo a vederla per ciò che realmente è, ovvero un emozione, una delle tante: né buona, né cattiva. Ovviamente non parlo di assecondare violente esplosioni di rabbia, ma di dare ascolto a questa emozione senza giudicarla per vedere cosa ci deve comunicare.
La rabbia è informazione, non disregolazione e pertanto è importante imparare ad accoglierla come tale.

Conclusioni

Uscire dalle dinamiche che ci tengono prigionieri del passato, della paura, della presunta virtù è essenziale per poter vivere una vita piena, con dignità, con rispetto verso noi stessi e verso gli altri.

Ritrovare un nuovo senso di sovranità per quanto riguarda i nostri confini fisici e psichici è possibile: si tratta di osservare noi stessi in relazione all’altro, accedendo alla chiarezza del cuore e delle nostre sensazioni più interne e, invece di giudicare ciò che vediamo, accettare la realtà e agire di conseguenza mettendo il nostro benessere al primo posto.

Possiamo batterci per le relazioni che sono importanti per noi onorando noi stessi.

Empatia e confini

Se senti che hai difficoltà a relazionarti mantenendo i tuoi confini, se riesci dire di no ma ti sembra che nessuno lo ascolti o se quando si parla di confini percepisci solo confusione allora potresti essere interessata al ciclo di seminari esperienziali “Empatia e confini” che organizzo ogni anno; sono esperienziali in quanto è importante integrare la parte educativa con la parte corporea in quanto è quella che ci permette di creare un cambiamento duraturo, perché viene dalla connessione con le nostre sensazioni interiori e non soltanto dalla ragione.